Il digitale ha portato una vera e propria rivoluzione anche nel mondo della tv ed in particolare nei suoi contenuti, creando nuove opportunità per i broadcaster in termini di marketing.
In pratica è possibile creare specifiche adv nelle connected tv, cioè pubblicità connesse destinate ad un determinato tipo di pubblico.
Oggi si parla sempre più spesso di connected customer, cioè un cliente perennemente connesso che si informa, naviga ed acquista su Internet. Il mercato delle connected tv, anche se è ancora in uno stato embrionale, punta ad unire i mondi della tv e di Internet che fino a qualche anno fa erano slegati e separati tra di loro.
Con la digitalizzazione delle tv tutto è cambiato e si aprono nuove strade ed opportunità per le aziende.
Indice
Cos’è la connected tv?
Innanzitutto è opportuno capire cos’è la connected tv, cioè un servizio di video streaming offerto da tv digitali che si connettono ad Internet.
Per collegarsi è sufficiente una smart tv, oppure utilizzare strumenti più “artigianali” come chiavette usb, decoder e consolle per i dispositivi più datati.
Esistono quattro tipologie di servizi:
- SVOD (Subscription Video on Demand): in tal caso viene sottoscritto un abbonamento per visionare contenuti inseriti all’interno di una libreria multimediale, come Netflix, Amazon Prime Video, Infinity, Now Tv ecc;
- AVOD (Advertising Video on Demand): servizi gratuiti come Youtube o i portali web dei broadcaster dove si possono guardare serie tv, film ed altri contenuti già andati in onda, come Mediaset Play e RaiPlay;
- TVOD (Transactional Video on Demand): servizi pay-per-view dove è possibile acquistare singoli contenuti tramite Internet, come iTunes, Google Play, Chili tv ecc;
- PVOD (Premium Video on Demand): trasmissione on demand di contenuti Premium, come anteprime cinematografiche in uscita nei cinema. Un esempio tipico è Curzon Cinemas che trasmette documentari d’arte e film di nicchia.
Adv nelle connected tv: come sfruttare i vantaggi della televisione e di Internet?
In che modo è possibile sfruttare i due mondi proponendo pubblicità mirate e pertinenti? Per rispondere a questa domanda è opportuno capire come agiscono la tv ed Internet per raggiungere i loro clienti.
Chi investe nelle tv può promuovere il suo marchio, rafforzandone la brand identity. Però è come se “sparasse nel mucchio”, in quanto la sua pubblicità non è rivolta ad un target specifico e quindi risulta più complicato convertire i potenziali lead in clienti.
Quando la tv sfrutta gli strumenti messi a disposizione da Internet, le cose cambiano radicalmente. Un esempio? La geolocalizzazione delle connected tv. Un brand che opera solo in un determinato territorio, può limitare la portata del suo investimento pubblicitario esclusivamente a quegli utenti che abitano in una determinata area geografica.
Oltre ad ottimizzare gli investimenti, risulta più facile raggiungere clienti realmente interessati ad un prodotto o ad un servizio. Una persona che abita a Milano difficilmente sarà interessata a fruire di un servizio offerto a Napoli. Il discorso cambia radicalmente se il servizio è rivolto a persone che abitano a Napoli o nelle zone limitrofe.
La tv continua a mantenere la sua centralità in una casa ma, quando è collegata ad Internet, consente di veicolare pubblicità mirate e specifiche in base all’utente. Le adv sulle connected tv possono essere personalizzate a seconda del contenuto.
Mentre un padre di famiglia guarda la tv possono essere inviati messaggi promozionali relativi ad un marchio di birra; quando invece la figlia sta guardando la sua soap opera preferita, è possibile inviare pubblicità relative a nuove sneakers femminili.
Uno sguardo al mercato italiano
Il mercato italiano è pronto per questo cambiamento epocale? Ni. Come già anticipato il mercato delle connected tv è ancora in una fase embrionale e, sicuramente, deve essere ancora perfezionato.
Basandoci sui dati e sulle statistiche però la strada imboccata è quella giusta. Secondo alcuni sondaggi infatti gli italiani sono disposti a ricevere più pubblicità, se questo significa poter accedere a più contenuti oppure ottenere un interessante sconto sull’abbonamento.
C’è poi da tener conto delle diverse metriche di valutazione di tv e Internet. In ambito pubblicitario le tv si basano sul GRP (Gross Rating Point), cioè il volume degli ascolti nel minuto medio. Le pubblicità digitali si basano invece sul numero delle impressions, cioè la visualizzazione di una pagina web o di un banner da parte degli utenti.
Come armonizzare queste due metriche? É solo una delle tante domande alle quali gli esperti del settore stanno cercando una risposta. Una cosa è certa: la pubblicità sulle tv connesse ha attirato l’attenzione dei grandi brand, poiché coinvolge una vasta fetta di pubblico e consente di targettizzare i contenuti e veicolarli verso una determinata tipologia di utenti.
In tal senso servono ancora delle sperimentazioni per tastare il polso della situazione e capire se gli utenti sono pronti a questo grande passo. Ad esempio il marketing su Youtube già sta andando in questa direzione, anche se si tratta di una piattaforma piuttosto “settoriale” poiché ogni canale racchiude un pubblico che può essere considerato di nicchia.
In conclusione meglio non fare investimenti enormi sulla pubblicità nelle connected tv, almeno per ora, ma è consigliabile restare vigili e non farsi trovare impreparati al momento opportuno.
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