Le aziende moderne non possono ignorare il concetto di inclusività, che anzi è diventata una priorità nella società attuale in cui stiamo vivendo. Come creare contenuti inclusivi? E cosa si intende per inclusività?
Come avrai notato molte pubblicità trasmesse oggi in tv si discostano dal modello tradizionale di comunicazione, o almeno da quello a cui eravamo abituati fino a poco tempo fa.
La classica famiglia (padre, madre e figli) lascia il posto ad una famiglia allargata e moderna, con due padri, due madri, oppure coppie composte da due uomini e due donne.
La moderna comunicazione abbraccia le diversità, comprensive di persone con disabilità mentali o fisiche o considerate in qualche modo “diverse”.
Per comprendere meglio il concetto di accessibilità possiamo riprendere la legge 4/2004, art. 2, comma a, secondo la quale i contenuti inclusivi devono dare la possibilità di fruire a tutti i consumatori, senza discriminazione, dei servizi e delle informazioni.
Realizzare contenuti inclusivi significa rompere il muro di pregiudizi e barriere mentali, avviando un cambiamento sociale positivo.
L’inclusività fa parte del nuovo modello comunicativo, che si è sviluppato in seguito ai cambiamenti dettati dal Covid-19 che sono destinati a rimanere nel tempo.
Indice
Come creare contenuti inclusivi, una scelta etica ma anche di marketing
Il principale obiettivo di qualsiasi azienda, indipendentemente dal settore in cui opera, è attrarre gli utenti e trasformarli in clienti. In tale ottica la creazione di contenuti inclusivi diventa una scelta non solo etica, poiché contribuisce al cambiamento sociale positivo, ma anche di marketing.
Il raggio di ricerca infatti si estende ad una potenziale clientela molto più ampia. Da non sottovalutare poi l’importanza del ritorno d’immagine per l’azienda che utilizza contenuti inclusivi.
Tutte le grandi aziende stanno adottando un marketing inclusivo rivolto soprattutto ai Millennials ed alla Generazione Z che, pur se con qualche differenza nelle abitudini d’acquisto, rappresentano la percentuale più alta di consumatori.
Questa categoria di clienti è molto sensibile, in particolare, alle pubblicità con famiglie non tradizionali o alle persone di etnie e identità sessuali diverse dalla loro.
I consumatori, al momento dell’acquisto e della scelta di un brand, sono influenzati fortemente dai seguenti fattori:
- economia locale (72%);
- cause ambientali (70%);
- trasparenza e commercio equo (69%);
- cause sociali (68%);
- prodotti con ingredienti vicini alla propria cultura (64%);
- pubblicità che mostrano persone con disabilità fisiche o mentali (48%);
- contenuti che mostrano identità di genere oppure orientamenti sessuali diversi (47%);
- pubblicità che mostrano persone di culture ed etnie diverse (46%).
Che tipologia di linguaggio usare?
Nel momento in cui si decide di creare contenuti esclusivi, bisogna fare molta attenzione alla tipologia di linguaggio. In fondo non è così diverso da quello tradizionale, ma richiede qualche accortezza in più per evitare di commettere errori o di cadere in pregiudizi, talvolta radicati nella nostra cultura.
Innanzitutto non devi usare un linguaggio eccessivamente tecnico e burocratico, poiché il tuo messaggio deve arrivare a tutti. Sii sempre esplicativo, senza dare per scontato che i tuoi potenziali clienti già abbiano determinate informazioni.
Evita etichette o figure cristallizzate in un determinato contesto. Se ad esempio fai riferimento alla famiglia, quella “tradizionale” con padre, madre e figli non deve essere considerata l’unica famiglia esistente. Ne esistono altre, come quelle allargate, con due madri, due padri ecc.
Se ti rivolgi ad una determinata tipologia di persone, puoi usare un linguaggio più specifico. Parla sempre di genere e non di sesso.
Come creare contenuti esclusivi secondo le indicazioni di Google
Il web oggi rappresenta uno dei principali veicoli di pubblicità e di marketing, forse anche più delle tv e delle radio. Per questo motivo Google ha stilato una guida con le regole da seguire per creare contenuti inclusi sul web, che tengano conto anche delle diversità e delle disabilità.
Il signor G suggerisce di evitare un linguaggio di genere non necessario, scrivendo preferibilmente esempi diversi ed usando nomi, età e luoghi differenti.
Naturalmente vanno evitati linguaggi violenti o figure che possono comunque essere interpretate come violente.
Le persone non devono essere catalogate o etichettate per categorie, soprattutto quando si fa riferimento alle funzionalità di un prodotto o agli utenti che ne fruiscono.
Bisogna evitare di usare termini ambigui, adottando invece termini inclusivi. Infine non bisogna cadere nel pregiudizio quando si parla di disabilità e accessibilità.
In effetti è molto più facile di quanto si crede cadere nella trappola del pregiudizio. Chiamare una persona senza disabilità “normale” o “sana” è, ad esempio, una forma di pregiudizio.
Sarebbe importante informarsi sui modi in cui le persone di una specifica categoria o comunità preferiscono essere identificate, usando così i termini a loro più graditi ed evitando sinonimi o eufemismi che invece potrebbero offenderli.
Come devono essere i contenuti inclusivi
I contenuti inclusivi devono essere innanzitutto empatici, facendo sentire le persone con disabilità o le minoranze accettate e comprese.
In riferimento ai testi del web, devono essere fruibili da parte di tutti: non vedenti, sordi, daltonici, dislessici ecc.
La tecnologia ci mette a disposizione strumenti talmente all’avanguardia, da poter soddisfare tutte le richieste e le esigenze degli utenti.
Migliorando la comunicazione in chiave inclusiva l’azienda può conseguire una serie di vantaggi tangibili, dal positivo ritorno d’immagine all’aumento della potenziale clientela, oltre naturalmente ad una filosofia orientata al cambiamento sociale positivo.