
Per imprenditoria femminile si intende l’insieme di attività ed aziende che sono a titolarità femminile, o nelle quali la compagine sociale sia principalmente “rosa”. Un modo di fare impresa ancora in via di sviluppo in Italia, paese tradizionalmente restìo a concedere spazio alle donne sul lavoro, ma che riveste un ruolo fondamentale per la crescita industriale del Bel Paese.
Nonostante queste difficoltà strutturali e il periodo di crisi economica, l’imprenditoria femminile è in controtendenza con il resto del Paese confermandosi in crescita. Secondo i dati di Unioncamere le donne imprenditrici aumentano due volte in più della media nazionale e inoltre sono molto più diffuse nel Centro-Sud in cui le imprese “in rosa” sono una su due. Inoltre c’è stato un evidente cambiamento del tipo di attività e ambiti cui si dedicano le donne: non più solo quelle ritenute “tradizionali”, come la cura della persona o l’insegnamento, ma anche servizi alle imprese, alla ristorazione e persino costruzioni e trasporti. In caduta alcuni settori che hanno risentito della crisi come l’agricoltura, le attività manifatturiere e il commercio elettronico. Le donne dimostrano in questo periodo di crisi di affrontare con una tenacia maggiore le difficoltà, arricchendo il sistema imprenditoriale con competenze e stili imprenditoriali del tutto inediti.
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Normative legate all’imprenditoria femminile
Nel corso degli anni per assicurare le pari opportunità e per permettere lo sviluppo economico in particolari territori, sono state emanate norme per favorire l’imprenditoria femminile. In Italia la legge che disciplina le attività in “rosa” è la legge 215/92, in cui il Ministero dell’Industria propone delle agevolazioni con il fine di garantire l’uguaglianza sostanziale tra i generi diversi. Questa legge prevede degli stanziamenti attraverso contributi in conto capitale, erogati a fronte di investimenti ai progetti più meritevoli. Inoltre l’articolo 3 di questa legge indica l’istituzione di un Fondo per lo sviluppo dell’imprenditoria femminile. La legge 215/92 è rivolta a tutti i tipi di attività imprenditoriali gestite da donne. La legge è stata ampliata nel 1999 con la costituzione dei “Comitati per la promozione dell’imprenditorialità femminile“.
Anche in chiave europea quello dell’imprenditoria femminile è un tema molto caldo. In molte direttive sono infatti presenti indicazioni per implementare questo settore. Nello “Small Business Act”, la Commissione Europea propone alcune azioni particolari: Schemi di tutoraggio per incitare le donne a creare impresa; attività per aumentare lo spirito imprenditoriale nelle donne laureate; scambio delle migliori pratiche di promozioni per l’imprenditoria femminile.
Chi può usufruire degli incentivi
Per ricevere gli incentivi all’imprenditoria femminile è necessario che alle aziende corrispondano certi requisiti. Innanzitutto è giusto definire cosa si intende per piccola e media impresa. Aziende da meno di cinquanta dipendenti; fatturato annuo da non più di 5 milioni di euro; stato patrimoniale di non più di 2 milioni di euro. Perché un’attività possa usufruire dei benefici dovuti ai vari tipi di agevolazione, deve essere inserita all’interno di particolari gruppi:
- Nelle ditte individuali la titolarità deve appartenere ad una donna;
- In società di persone e cooperative il 60% dei soci deve essere di sesso femminile;
- Per le società di capitali almeno i 2/3 del capitale e dell’amministrazione deve essere composta da donne;
- Negli enti che promuovono corsi di formazione imprenditoriale a gruppi la cui componente deve essere per il 70% femminile.
A cosa servono tali agevolazioni
Ci sono vari modi per utilizzare i fondi e le agevolazioni destinati all’imprenditoria femminile. I finanziamenti in conto capitale sono previsti per l’avvio di un’attività imprenditoriale, per l’acquisto di attività preesistenti o per il rilevamento in fitto di un ramo d’azienda per almeno cinque anni, per la realizzazione di progetti aziendali innovativi, e per acquisire servizi reali.
Come ottenere tali agevolazioni
I finanziamenti coprono progetti che prevedono investimenti tra i 60mila ai 400mila euro, e possono essere concesse a fondo perduto, credito di imposta o finanziamento agevolato. Le agevolazioni corrisposte sono inoltre definite dall’ubicazione dell’azienda. Per ricevere finanziamenti o agevolazioni è necessario presentare domanda indicando le informazioni principali relative all’azienda e il prospetto di investimento, fornendo l’attestato di iscrizione al registro delle imprese, unito a una certificazione che dimostri il possesso di locali e dove sono siti i locali in cui esercitare l’attività. Nel prospetto di investimento sono contenuti i costi relativi alle attrezzature, brevetti, software e costi di progettazione e direzione dei lavori.
Per saperne di più è possibile consultare i bandi online per l’accesso ai fondi di imprenditoria femminile.