Moncler è un’azienda dalla forte identità conosciuta e rinomata soprattutto nella produzione di abbigliamento invernale. Il mercato della moda però sta diventando sempre più volatile ed eterogeneo, quindi puntare su un unico prodotto può risultare una scelta obsoleta e controproducente. Lo pensa anche Remo Ruffini, amministratore delegato di Moncler, che ha risollevato le sorti della società francese dopo aver preso le redini in mano nel 2003.
L’obiettivo dell’imprenditore è migliorare la capitalizzazione della società con strategie di marketing profondamente innovative, capaci di rompere le regole e di adeguarsi in maniera “camaleontica” alle diverse richieste di un mercato sempre più volubile e passibile di repentini cambiamenti.
In che direzione andrà Moncler?
La necessità di diversificarsi nasce dalle difficoltà in cui si sta dibattendo il settore moda di lusso in Italia. I numeri parlano chiaro: 25 volte gli utili attesi contro una media su cinque anni di 28 volte. A risentire di questa recessione sono anche brand importanti come Tod’s che sta registrando un calo continuo delle vendite dal 2014. Non se la passa bene neanche un altro brand storico “made in Italy” come Ferragamo, che ha difficoltà nel sostenere i ricavi. Oltre ai grandi nomi anche piccole e medie società faticano a risollevarsi da un periodo oggettivamente buio.
La ricetta di Remo Ruffini è quindi diversificare e personalizzare la produzione. I piumini resteranno i prodotti di punti di Moncler, anche perché sono un capo d’abbigliamento ancora molto attuale, ma è probabile l’espansione ad una produzione più variegata che comprenda pelletteria ed orologi. Questa svolta manterrebbe e magari rafforzerebbe la “brand identity” del marchio, ampliando anche il potenziale target di pubblico. Ruffini sta provando ad inculcare nelle nuove generazioni la necessità di essere istrionici e di avere una mentalità duttile e aperta per essere sempre competitivi sul mercato con idee fresche ed innovative.
Digitale ed M&A: il percorso seguito da Moncler
Ruffini sostiene che Moncler punterà soprattutto sul digitale, poiché i numeri dell’ultimo anno in quest’area sono positivi e dimostrano la forza del brand. L’amministratore delegato sostiene che la volatilità dei mercati dipende non solo dalla situazione dell’Italia, ma anche dalla Cina. Per questo motivo, pur smentendo accordi con aziende cinesi, Ruffini ammette che sta lavorando per trovare accordi con la Cina.
Del resto Ruffini non è mai stato insensibile all’M&A (Mergers & Acquisition), cioè operazioni di finanza che portano alla fusione con 2 o più società. Alibaba, Tmall e Jd.com sono i marchi maggiormente attenzionati da Ruffini, il quale però ribadisce che sarà mantenuta un’elevata percezione del brand.