L’avvento di Internet non solo ha profondamente cambiato il modo di comunicazione, ma ha anche aperto nuovi canali verso una nuova forma di commercio. Piattaforme come Facebook Marketplace ed eBay hanno contribuito a creare un vero e proprio sottobosco delle vendite online di tutti i tipi, senza il bisogno di avere necessariamente un negozio fisico. Prima di intraprendere quest’attività però è bene conoscere i rischi fiscali che si corrono, poiché non sempre è possibile vendere online beni e prodotti senza fare alcuna dichiarazione.
Vendita online su Facebook ed eBay: quando l’attività diventa un esercizio commerciale?
Partiamo da un presupposto: vendere oggetti usati su Facebook Marketplace, eBay o qualsiasi altra piattaforma non necessariamente richiede un’autorizzazione o una dichiarazione fiscale. Un bene usato infatti viene venduto ad un prezzo più basso di quello iniziale, e quindi ciò non comporta un guadagno effettivo.
Il discorso cambia se l’attività diventa continuativa e professionale. Ad esempio acquistare un prodotto usato, e poi rivenderlo ad un prezzo più alto, comporta ovviamente un guadagno. Ciò significa che l’attività si è trasformata in un esercizio commerciale, il cui titolare è tenuto ad aprire una partita IVA e rispettare tutte le normative vigenti che ne conseguono.
Quando si vendono oggetti nuovi invece quasi sempre si tratta di una vera e propria attività commerciale, poiché anche in tal caso il prodotto viene venduto ad un prezzo più alto rispetto a quanto è stato acquistato. Se l’attività è saltuaria non è necessario aprire una partita IVA, ma bisogna comunque denunciare quanto guadagnato. Se invece l’attività è continuativa, anche se non c’è un negozio fisico, è necessario rispettare le normative fiscali previste.
Attività di compravendita continuativa senza essere in regola: quali rischi si corrono?
Avviare un’attività di compravendita continuativa sulle piattaforme online senza adeguarsi alle normative vigenti è molto pericoloso. Tutti i pagamenti infatti sono quasi sempre tracciabili, poiché avvengono tramite bonifici, carte di credito ed in alcuni casi assegni. I pagamenti in contanti sono molto difficili, sia per la distanza sia perché gli utenti vogliono tutelarsi soprattutto quando si tratta di acquisti online.
Il fisco quindi, sfruttando la tracciabilità, avvia l’accertamento fiscale di tipo induttivo nei confronti di chi ha incassato i prezzi di vendita sulle aste online, senza però aver fatto nessuna dichiarazione. I versamenti percepiti sul proprio conto corrente, che non possono essere giustificati, vengono considerati dal fisco come redditi in nero.
Per quanto riguarda le aste online, se il venditore non presenta nessuna dichiarazione, il fisco tramite appositi strumenti può accertare il volume di vendite e determinare nuovamente le imposte sui redditi, che equivale ad un ricalcolo dell’Irpef.